12-12-2013 sarà una data che in Italia verrà ricordata per la vergognosa approvazione della Web Tax. Si parla tanto di sviluppo, di creare nuove frontiere economiche ma con questa nuova norma l’Italia si chiude in sè andando contro persino alle norme della Comunità Europea nonchè della commissione internazionale essendo il primo – e diremo sventurato paese – ad approvare la web tax.
La tassa del web, così letteralmente tradotta, è l’obbligo di comprare dei servizi online, indipendentemente che si tratti di commercio elettronico o di pubblicità, esclusivamente da aziende in possesso di partita iva italiana.
L’emendamento voluto dal PD (qualche giorno dopo le “fantomatiche” primarie-nomination!?):
«i soggetti passivi che intendano acquistare servizi online, sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita Iva italiana»
Con questa nuova regola tutte le grandi big del world wide web, tra cui Google, Facebook, Twitter, solo per citare le più famose saranno obbligate a fatturare in Italia anzichè in altro paese europeo (l’Irlanda o il Lussemburgo come avviene tutt’ora) dove c’è una tassazione agevolata.
Inoltre i link dei messaggi pubblicitari che compaiono nei risultati di ricerca dei motori potranno essere acquistati solamente da aziende in possesso di partita IVA.
Approfondimento | Ansa
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